Lo vediamo per esempio rispetto all’ennesima guerra in atto tra paesi che si richiamano all’identità nazionale, in cui i moventi di rincorsa energetica sembrano non trovare considerazione tra gli allarmisti mainstream, in quanto questa rincorsa interventista non è che il carburante quotidiano con cui la classe imprenditoriale e governativa trattiene i propri privilegi e, di contraltare, pianifica la repressione dello scontento, del dissenso, della diserzione e del sabotaggio… e ciò è strutturale su territorio europeizzato come nell’ex blocco “sovietico”, giurisdizioni di “sinistra” comprese.
L’ultimo conflitto tra Stati e alleanze militari si inserisce in quella che è la cosiddetta crisi climatica, ennesimo rovesciamento dei piani di responsabilità macrostrutturali su quelle che sono popolazioni intere. Se le masse per i calcoli statistici non sono che un agglomerato demografico da omologare, dirigere, sorvegliare e far fatturare, noi non possiamo che rivolgerci a noi stessx come singole soggettività, animali umani, con le proprie sofferenze e soprattutto la propria rabbia e volontà di riappropriarci del soddisfacimento dei nostri bisogni.
Ricordiamo allora che quelle dinamiche chiamate “emergenze” non colpiscono niente affatto a prescindere dal problema della delega, la quale non può che ricadere in maniera diseguale rispetto a possibilità di accesso a “servizi pubblici” e di rivendicazione di “diritti” finché esisterà chi li sancisce ed amministra contando sulla pacificazione sociale, insieme garantendosi di poterli sequestrare o privatizzare non appena queste concessioni siano di ostacolo a nuovi profitti.
Ribadiamo, come durante la pandemia abbiamo condiviso, che
non siamo tuttx sulla stessa barca…
“… Dire “ondata di caldo” è una convenzione retorica che traduce bene la limitatezza del linguaggio, e quindi della nostra capacità di rappresentare le cose nell’ambito del sensibile e del razionale [e che delinea la non volontà di occuparsi delle cause di] ciò che si sta oggi abbattendo su vaste aree del globo … terribile conseguenza di un secolo e mezzo di industrializzazione. [Le proiezioni sono in mano a coloro che continuano ad alimentare questa devastazione ambientale, la quale lungi dal costituire un’emergenza recente, non è che l’accelerazione a catena tipica del fine corsa di tutti quegli effetti nefasti ampiamente annunciati dagli stessi ricercatori, ma ben prima dax compagnx rivoluzionarx di inizio ‘800, non solo comodamente ignorati ma brutalmente repressi nel sangue fino ad ottenere la pacificazione odierna]
… Il superamento della soglia critica annuale della “introduzione di nuove entità nella biosfera”, altro eufemismo tecnico per indicare l’inquinamento chimico del nostro ambiente, viene anticipato via via, quest’anno ancora prima di entrare nella primavera. … Così come quello del tetto di tollerabilità del cambiamento climatico e delle “precauzioni, un assurdo da ottenersi, sull’omologazione genetica, che continua a provocare l’erosione di biodiversità, ha compromesso la fertilità del suolo ed interrompe il ciclo del fosforo e dell’azoto. In seguito è stata la volta dell’oltrepassamento di un “sesto limite”, quello legato al ciclo dell’acqua dolce.
… Meno acqua significa meno fotosintesi dalle piante e quindi meno stoccaggio di CO2 : gli ecosistemi si trasformano poco alla volta in emettitori di carbonio, soprattutto nei periodi di siccità estrema. Nel Corno d’Africa questa condizione minaccia di affamare 20 milioni di persone. In Cile i tagli all’acqua sono ormai consueti. Consideriamo per esempio che solo in Siberia centinaia di ettari le foreste hanno preso fuoco, uccelli disidratati cadono rigidi dal cielo sopra lo stato indiano di Gujarat, gli umani soffocano e muoiono sotto il caldo il loro dantesco avvicinandosi ai 50°C che cadde sull’India e il Pakistan, mentre imperversano torrenti di fango dall’improvviso scioglimento dei ghiacciai che ha provocato lo straripamento dei laghi l’altitudine devastano tutto sul loro cammino. Mentre scriviamo, la mera sopravvivenza decine di milioni di persone stipate nelle città di questi due paesi dipende dall’arrivo giornaliero delle cisterne di acqua potabile.
La siccità è parte di un circolo vizioso. I rapporti degli speculatori prevedono che “entro il 2030 circa 700 milioni di persone rischiano di essere sfollate a causa della siccità. Entro il 2050, potrebbe esserne colpita più di tre quarti della popolazione mondiale. E fino a 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare. …”
[altro estratto da Avis de tempêtes n.54, 15 giugno 2022]