Qualche giorno prima dell’ormai abusato 25 aprile di quest’anno, un’allieva venticinquenne della scuola marescialli e brigadieri di Firenze, decide di togliersi la vita sparandosi con la pistola di ordinanza all’interno della stessa “scuola”.
La famiglia, facente parte a sua volta delle forze dell’ordine da generazioni, pur declinando la responsabilità di “singoli individui ai quali imputare la tragica fine”, non sa comunque spiegarsi la vicenda che è invece a noi molto chiara già da tempo immemore, con vite dedicate (e spesso stroncate) a combattere e denunciare l’assurda idea di guerra dello Stato, situazione che si sta velocemente trasformando in una moderna corsa agli armamenti, rendendo quantomeno palese una dinamica in atto da anni ma fino ad ora tenuta abilmente (e “legalmente”) nascosta grazie ai documenti secretati.
E’ così che proprio in questo dannato 2024 il bilancio del ministero della difesa ha per la prima volta superato i 29 miliardi con 1.438 milioni in più rispetto al 2023.
L’esercito italiano conta 11.166 unità addestrate e pagate per uccidere, numero che guerrafondai come Salvini e La Russa, per citarne solo alcuni, incrementerebbero più che volentieri riportando la leva volontaria con dichiarazioni non chiare e sempre pronte a passi indietro strategici.
La realtà è che per l’Ucraina si prevede di stanziare fino a 2,2 miliardi in equipaggiamenti e forniture militari, grazie all’adesione dell’Italia alla “coalizione internazionale”, un’edulcorata sigla che permette in realtà di “cedere e non vendere” forniture militari a Kiev dopo il 2022. Tale “cessione” è di fatto consentita dal decreto varato dal governo Draghi prima e prorogato da quello Meloni poi, col fine di derogare il più possibile altre leggi, specialmente la 185 del 1990 che vieta le “esportazioni e il transito di materiale di armamento verso i Paesi in stato di conflitto”.
Facendoci cagare la comoda e patetica retorica perbenista, puntiamo il dito direttamente contro la tedesca “Rheinmetall”, multinazionale tedesca con presenza in mezza Europa e immancabilmente anche in Italia, con la sede amministrativa a Ghedi (BS) e gli stabilimenti a Domusnovas in Sardegna.
Cosa produce?…MORTE!
Non da sola nella guerra vinta in partenza dall’industria dei cadaveri, Rheinmetall si appoggia alle italiane “RWM” (fabbrica di bombe che producendo proiettili da 155 millimetri per l’aviazione ha aumentato il proprio fatturato da 46 milioni nel 2023 a 613 attuali!), “Iveco Defense” (sì, proprio quella dei furgoni che oltre alle vetture produce devastazione a marchio Agnelli/Elkann) e “Leonardo” ex Finmeccanica (+ 19 milioni). Da non dimenticare anche “Meccanica per l’elettronica” che, nonostante il nome, ha introiettato 19 milioni grazie alla produzione di munizioni anticarro, per non parlare poi della “Fiocchi Munizioni” che detiene il triste primato di esportazioni di armi verso Israele.
E’ quindi già dal marzo 2022 che l’Italia fornisce mezzi, materiali ed equipaggiamenti di distruzione ad Ucraina, Israele, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Kuwait, Egitto ed altri, mentre sui balconi sventolano ipocrite le bandiere della pace.
Su di noi sventola invece un arcobaleno di merda che si fa sempre più pestilenziale in questi tempi di 2 giugno, la festa dei degenerati coi fucili, di quelli al posto di blocco con le mitragliette, dell’educazione civica nelle scuole fatta con le pistole di ordinanza che, seppur nelle fondine, sono proprio quelle stesse armi con le quali un individuo in divisa ha deciso di togliersi la vita, ucciso da quelle stesse regole che credeva di abbracciare ma che la hanno invece portato al suicidio, evidenziando in modo lampante questa paradossale situazione di pace armata e di insidiosa mentalità ristretta e complice promossa da gente che sicuramente non andremo a votare alle elezioni pagliacce alle porte.
La pace tra gli oppressi… La guerra agli oppressor…